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I ricercatori olandesi dell’Università di Maastricht lo hanno annunciato nel corso del meeting annuale dell’American Association for the Advancement of Science : “In ottobre saremo in grado di mettere alla prova la nostra tecnica basata sulle staminali e verificare se siamo riusciti a creare un prodotto che abbia l’aspetto, la consistenza, e possibilmente anche il gusto, della carne”. Piccolo particolare, il primo hamburger costerà all’incirca 250 mila euro. La tecnica in vitro olandese, finanziata da un ricco imprenditore che ha chiesto e ottenuto di restare anonimo, prevede l’uso di tessuto muscolare di bovini e cellule staminali. A preparare il costosissimo piatto sarà Heston Blumenthal, star della gastronomia britannica e tre stelle Michelin con il suo ristorante Fat Duck nel Berkshire, mentre l’assaggiatore (o l’assaggiatrice) verrà scelto dal misterioso finanziatore del progetto. Al momento nei laboratori dell’Università di Maastricht la carne prodotta ha l’aspetto di piccoli pezzi di fibra muscolare lunghi due centimetri, larghi uno e dello spessore di un millimetro. Per rendere l’effetto più realistico al termine della lavorazione la carne da laboratorio viene mischiata con del tessuto grasso, a sua volta prodotto partendo da cellule staminali. Secondo Mark Post, medico del dipartimento di fisiologia dell’ateneo dei Paesi Bassi e a capo della ricerca, quando verrà dimostrata l’efficienza della tecnica messa a punto sotto la sua guida, i costi di produzione scenderanno sensibilmente. E soprattutto si potrà iniziare a pensare di avere trovato un metodo per una produzione di carne sostenibile. Secondo numerosi esperti nei prossimi cinquant’anni la produzione di cibo dovrà raddoppiare per fare fronte alla crescita demografica mondiale. Attualmente sono necessari 100 grammi di proteine vegetali per ottenere da mucche e maiali 15 grammi di carne e il 70 per cento delle capacità agricole mondiali sono finalizzate alla creazione di mangime per animali. E con il crescere della domanda è facile immaginare di arrivare all’insostenibilità dell’allevamento. Inoltre, come ha sottolineato ancora Post, l’hamburger di laboratorio diminuirebbe sensibilmente il numero di animali allevati e macellati.



Una lingua per sopravvivere deve rimanere viva. E non basta trascriverne i termini. Occorre anche registrarla e sentirne il suono. Per conservarne la memoria quando nessuno la parlerà più. I linguisti stanno lavorando al progetto di una sorta di vocabolario parlante per tutelare i più di settemila linguaggi nel mondo a rischio di estinzione. L’iniziativa, che comprende otto nuovi vocabolari digitali e parlanti, è stata presentata all’American Association for the Advancement of Science di Vancouver e le lingue verranno registrate in questo vocabolario proprio perché non se ne perda l’uso dopo la morte dei pochi che le parlano ancora. Il dizionario digitale parlante utilizzerà Facebook, Twitter e Internet e registrerà ben 24 mila termini.